E' un paese per vecchi
Ieri, per motivi lavorativi, ho incontrato un manager di una importante Banca tedesca.
Abbiamo parlato di una convenzione a condizioni vantaggiose per usufruire di una carta di credito.
Questa simpatica persona, molto corretta e professionale, ha superato i 60 anni e mi ha detto di essersi rimessa in gioco e di girare l'Italia in lungo e largo per il nuovo compito che gli è stato affidato. Credo che sia una bella cosa vedere la propria esperienza umana e lavorativa valorizzata, potersi rimettere in gioco.
Il navigato manager (giustamente, dal suo punto di vista) tiene duro e si inventa un nuovo lavoro per tenere testa al nuovo mercato globalizzato. Il problema è che dietro di lui c'è una distesa interminabile di ragazzi e giovani adulti assolutamente volenterosi e preparati, che si barcamenano con improbabili lavori che certamente non gli garantiranno una indipendenza economica.
Non è un caso che il nostro paese sia ancorato all'età della pietra per conoscenze informatiche e utilizzo del web (si stimano 2 ore medie giornaliere e la stima è ottimistica..), per non parlare della conoscenza delle lingue ecc..
L'impressione è che non sappiamo come impiegare il ricercatore ultra specializzato, anzi a vedere l'età media che segna un organigramma di un ente di ricerca o un'università, sarebbe d'intralcio alla gerontocrazia a volte ignorante (nel campo in cui opera) e senza titoli. Così il malcapitato lo pagano 2 soldi, e se non gli sta bene se ne vada pure, tanto c'è la fila...
Ecco perché la vittoria di Obama fa paura. Il nostro è "un paese per vecchi"- prendendo spunto dal celebre film dei fratelli Cohen- che dall'ascesa nel tessuto economico e produttivo di persone giovani e in gamba, vede solo una minaccia per l' artitritico establishment completamente spiazzato e incapace di agire. E il nostro leader Silvio, che incarna precisamente quel modo conservatore di fare politica (nonostante lo specchietto per le allodole delle ministre giovani, presentate come una grande novità) certamente giovane non è nè anagraficamente ma neanche nella sua concezione della politica. Questo pericolo mortale per la sua sopravvivenza politica lo conosce bene...ed è per questo che, sentendo nelle orecchie il vento di novità che lo potrebbe spazzare via, non ha trovato meglio che fare le battute su Obama abbronzato e sul cane meticcio.
A questo proposito scrive Peter Gomez:
"Fare politica vuol dire immaginare il futuro. E Obama, per la sua età, la sua storia personale, il futuro lo rappresenta. Per questo l'attempato Cavaliere ricorda che «è giovane e bello» e si offre di dargli consigli. All'improvviso lui, come tutti gli altri leader che per ragioni anagrafiche o di carriera sono sulla scena da più di un quarto di secolo, sentono il peso degli anni. E hanno paura". Insomma in Italia il futuro avanza...nel senso che non sappiamo che farcene...
Etichette: futuro, gerontocrazia, giovani, gomez, obama, paese, vecchi
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