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“Si può ingannare qualcuno per molto tempo oppure molti per poco tempo ma non si possono ingannare molti per molto tempo”. Abraham Lincoln. Dopo lo squallore della politica nostrana (mediatico e non) e le stridenti contraddizioni di quella americana, dopo la notte il giorno verrà di nuovo...finalmente! Questo blog per la frequenza degli aggiornamenti non costituisce una testata giornalistica.Non può considerarsi assoggetabile alle norme per quest'ultime previste.

martedì 4 novembre 2008

Istruzione, no grazie


Ecco come un prestigioso giornale tedesco, Der Spiegel parla dei tagli all'istruzione:

Addio, istruzione, addio

Pubblicato Mercoledì 29 Ottobre 2008 in Germania

[Spiegel]

Furore in Italia

Ammontano a otto miliardi di euro i tagli che il governo Berlusconi intende applicare a carico dell’istruzione mentre nel contempo vuole spostare i figli degli immigrati in classi speciali. Contro l’ “apartheid” e il diktat del risparmio, gli studenti universitari e delle scuole, gli insegnanti e i genitori pianificano lo sciopero generale. Una protesta ricoperta di molto rabbia e pochi vestiti.

Le sue lezioni hanno luogo a cielo aperto, gli amici dormono all’università, i suoi professori chiamano alla protesta. L’inizio dell’anno accademico di Jori Titze si profila abbastanza turbolento. Da solo un mese, il diciannovenne studia tedesco e spagnolo a Firenze - ed ecco che già domina lo stato di emergenza.

Studenti universitari e professori, scolari, insegnanti e genitori formano barricate contro la riforma dell’istruzione del governo Berlusconi che intende introdurre un risparmio drastico e una disciplina rigida. In tutta Italia occupano le università e le scuole, sventolano bandiere, e sfilano con striscioni per le strade delle città.

Martedì scorso, Titze era in mezzo a loro, mentre in migliaia sfilavano per Firenze e scandivano ad alta voce: “Noi la crisi non la paghiamo!” Giovedì, in autobus al raduno di massa a Roma, insieme ai propri fratelli e a un paio di amici: i sindacati hanno chiamato allo sciopero generale unitamente alla manifestazione nazionale a Roma.

Fino a questo momento, le proteste non hanno dato frutti: mercoledì mattina, il parlamento italiano ha approvato la riforma dell’istruzione con tagli nell’ordine di miliardi. Con 162 voti contro 134, il Senato ha approvato alla votazione finale il pacchetto tanto controverso. Anche durante la votazione, le manifestazioni davanti al palazzo del Senato sono andate avanti.

Proteste per l’istruzione in Italia: bandiere colorate e pelle nuda

Lo sciopero generale è pensato come picco massimo delle proteste che da settimane infuriano nelle città e nei paesini italiani. A Bari, un corteo funebre simbolico ha paralizzato il traffico, a Venezia gli insegnati hanno bloccato il traffico autostradale in direzione della terraferma, a Roma gli studenti di psicologia hanno sfilato mezzi nudi per le strade della città, con indosso solo slip e reggiseno. Nel piccolo centro di Saronno, nelle vicinanze di Milano, decine di scolari hanno invaso addirittura la stazione e occupato i binari.

Classi speciali per i figli degli immigrati

(...)
La protesta genera anche alleanze inusuali: gli studenti alternativi di sinistra hanno manifestato insieme a estremisti di destra. “Ad alcune manifestazioni si vedono addirittura skinhead in bomber e stivali da combattimento “, afferma Jori Titze. Li unisce il rifiuto nei confronti delle misure di taglio drastiche che il ministro dell’istruzione del governo Berlusconi, Mariastella Gelmini, 35 anni, intende introdurre. Su un cartellone, la facoltà di psichiatria consiglia alla Gelmini di farsi curare. Titze aggiunge “Alle banche danno i miliardi, l’istruzione la distruggono”.

Nell’arco dei prossimi tre anni, il risoluto ministro intende spendere otto miliardi di euro in meno, cancellare quasi 90.000 cattedre e proibire alle università di rimpiazzare più di un quinto del personale che andrà in pensione. La Gelmini ha motivato sentitamente i tagli decisi a carico dell’istruzione con argomentazioni quali il volere dare un’impostazione più pedagogica alle scuole italiane, abbattere la burocrazia e puntare sul rendimento. “Voglio una scuola con meno docenti meglio pagati”, ha affermato la giurista e ha calcolato che un insegnante tedesco del liceo dopo 15 anni di servizio guadagna annualmente 20.000 euro all’anno in più rispetto al suo collega italiano.

Anziché una squadra di insegnanti, da ora in poi dovrebbe essere solo un maestro a guidare una classe elementare. Ma il ministro Gelmini non vuole solo risparmiare e tagliare. Nelle scuole italiane devono tornare a regnare anche disciplina, rigore e ordine: la condotta deve tornare a essere decisiva per la promozione, il grembiule, una sorta di uniforme scolastica, deve ridivenire obbligatorio.
Particolarmente dura la posizione dei figli degli immigrati: chi in occasione dell’inserimento scolastico, non dovesse essere particolarmente ferrato in italiano, dovrà frequentare una classe speciale. “Discriminazione positiva” la chiama il patito del governo, Lega Nord, e saluta con piacere questo atto di una “migliore integrazione”. Nella memoria dell’opposizione e dei sindacati si fa strada invece il ricordo dell’apartheid . Persino politici facenti parte della coalizione di Berlusconi e i vescovi cattolici criticano tale disegno – tanto più che i ricercatori nel campo dell’istruzione sono unanimi nel sostenere che sarebbe fatale l’idea di isolare i piccoli immigrati in classi speciali.

Berlusconi minaccia sgombri con l’impiego della polizia

Il governo Berlusconi, in carica dalla scorsa primavera, ha introdotto la controversa riforma durante le vacanze estive servendosi di un decreto, senza grandi dibattiti. Il procedimento si fonda sul seguente metodo: leggi introdotte per decreto hanno validità immediata. La costituzione lo prevede invero solo in casi eccezionali e di particolare urgenza. Il Parlamento può pronunciarsi solo successivamente e deve confermare entro due mesi. Una volta fatto ciò, (nel caso della riforma dell’istruzione, ciò è avvenuto a inizio ottobre), Berlusconi pone il voto di fiducia, per accelerare il procedimento e per tenere unita la propria coalizione. A quel punto rimane solo il Senato, che ha anche esso votato a favore mercoledì scorso.

Già cinque volte questo metodo si è rivelato di successo e ha permesso a Berlusconi di continuare a governare. Tuttavia, stavolta la resistenza è molto grande. Innumerevoli e-mail di protesta sono giunte al solo presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha convocato il ministro Gelmini a riguardo.

Adesso Berlusconi si arma per le contromisure. In alcune città hanno già preso a manifestare i suoi seguaci reclamando il loro diritto all’istruzione, a Firenze hanno raccolto firme contro l’occupazione, racconta Jori Titze. Il presidente del Consiglio continua comunque a minacciare il successivo livello di escalation - intende fare sgomberare scuole e università dalle forze di polizia. Ciò, adducendo a motivazione le seguenti parole: certi, pochi, insegnanti e professori, scolari e studenti universitari impedirebbero a coloro che invece sono diligenti di apprendere.

Jori Titze lo considera assurdo: “Stiamo dimostrando di non essere affatto pigri bensì arrabbiati!” Si incontra con i colleghi e i professori in piazza – molte lezioni sono state trasferite all‘aperto. In tal modo, i manifestanti hanno anche modo di scattare foto per le televisioni e i giornali e di esternare la loro protesta, senza nel contempo perdersi nulla.

[Articolo originale di Oliver Trenkamp]
[traduzione: info@ItaliadallEstero.info]

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