dinuovogiorno

“Si può ingannare qualcuno per molto tempo oppure molti per poco tempo ma non si possono ingannare molti per molto tempo”. Abraham Lincoln. Dopo lo squallore della politica nostrana (mediatico e non) e le stridenti contraddizioni di quella americana, dopo la notte il giorno verrà di nuovo...finalmente! Questo blog per la frequenza degli aggiornamenti non costituisce una testata giornalistica.Non può considerarsi assoggetabile alle norme per quest'ultime previste.

venerdì 17 ottobre 2008

Maestro Unico o Unico maestro


Quello che sinceramente mi preoccupa non è il grembiulino, o il voto numerico o questo e quel provvedimento...Il problema è molto più profondo, è l' abisso culturale e democratico di questa compagine governativa, venuta su grazie al controllo delle televisioni (oltre che di grandi aziende italiane) e che tramite il loro controllo tenta sempre più palesemente di mantenere "i ranghi" tra il popolo. Che però qualcosa deve aver fiutato visto che hanno sfilato in centinaia di migliaia solo a Roma (come al solito le cifre non concordano) , e poi in altre città come Milano. La partita che si sta giocando è importante per quello che rappresenta, ed è ancora più vitale dei pur importantissi destini di tanti precari. Si stanno decidendo le sorti della scuola a colpi di decreto, senza discussione in aula, solo per tagliare risorse, come fossimo in una gerarchia militare, gli ordini calano dall'alto e ci si meraviglia perché non si accettano volentieri (quasi fossimo delle cavie che dopo essere state bistrattate dobbono anche ringraziare i nostri aguzzini...). La preoccupazione non è il maestro unico ma chi vuol essere l'unico maestro e imporre il proprio ottuso e becero mondo mediatico, fatto di veline, reality, balletti e bagaglini.
Credo che sulla questione della scuola qualche castello costruito per aria cascherà...o almeno lo spero!
Riporto un estratto di un articolo dell'Unità (scusandomi in anticipo con l'autore per averlo dovuto abbreviare) che trovo molto interessante sull'argomento:

L'istruzione malata
di Benedetto Vertecchi

(...)
Ma quelle alle quali stiamo assistendo non sono espressioni di malessere che si manifestano a livelli determinati del sistema d’istruzione o che investono strati determinati del personale. Si sta precisando una risposta d'insieme che coinvolge in un rifiuto complessivo l’intera politica governativa per la scuola e per l’università. Si direbbe che giorno dopo giorno cresca la consapevolezza della necessità di considerare il sistema d’istruzione nella sua interezza. Non ci sono interventi che investano un livello di tale sistema senza che si producano ripercussioni sugli altri. L’interpretazione del ruolo che si riconosce all’educazione nella società non può che prendere in considerazione ciò che avviene nelle scuole per l’infanzia come in quelle primarie e secondarie e nelle università. Il fatto nuovo è che va diffondendosi proprio questa consapevolezza. Nelle proteste che vanno montando non prevale più la preoccupazione riferibile a questo o a quel provvedimento, ma quella che investe le linee dell’evoluzione (ma sarebbe più esatto dire involuzione) del sistema d’istruzione. Nessuno afferma che nelle scuole e nelle università tutto proceda nel migliore dei modi. Sarebbe irragionevole affermarlo, se non altro perché l’educazione si modifica con continuità in relazioni alle trasformazioni del contesto in cui opera. Ma un conto è introdurre nel sistema d’istruzione le modifiche che ad una riflessione consapevole, che non può non investire l’insieme del Paese, appaiano opportune, un conto ben diverso è esplorare le soffitte del sistema per trarre dalla polvere soluzioni che rispondono all'unico intento di diminuire l’impegno dello Stato nel settore. Stiamo constatando che la svolta nell’interpretazione del ruolo del sistema d’istruzione avviata con la riforma della Scuola Media del 1962 è stata profondamente interiorizzata negli atteggiamenti collettivi: quella che a gran voce si richiede, dalle scuole dell’infanzia alle università, è la realizzazione del principio dell’uguaglianza delle opportunità educative. Di fronte allo stillicidio di provvedimenti che già negli anni della gestione Moratti aveva diminuito il ruolo della scuola, agitando i simulacri di un’utilità povera di elementi identitari, si sta riaffermando la funzione democratica insostituibile del sistema d’istruzione. Lo Stato è responsabile del funzionamento e della crescita ulteriore del sistema d’istruzione, un bene collettivo che non può essere sacrificato ad altri interessi, politici o economici che siano. Ma per procedere in questa direzione occorre capacità di analisi e di progetto: siamo in entrambi i casi di fronte ad un vuoto sconfortante.

foto corriere.it

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