dinuovogiorno

“Si può ingannare qualcuno per molto tempo oppure molti per poco tempo ma non si possono ingannare molti per molto tempo”. Abraham Lincoln. Dopo lo squallore della politica nostrana (mediatico e non) e le stridenti contraddizioni di quella americana, dopo la notte il giorno verrà di nuovo...finalmente! Questo blog per la frequenza degli aggiornamenti non costituisce una testata giornalistica.Non può considerarsi assoggetabile alle norme per quest'ultime previste.

lunedì 6 ottobre 2008

Non siamo un popolo razzista...sono loro che sono stranieri

Indovina chi viene a cena è un bellissimo film, che parla di pregiudizi razziali. La mia generazione l'ha visto più volte, erano gli anni 80, ogni volta mi sono chiesto se la vicenda che il film racconta fosse capitato a me, come avrei agito. Spinto dall'impeto e dall'entusiasmo tipico dell'adolescenza mi dicevo che se avessi conosciuto una persona di colore l'avrei considerata sempre per quello che è, una persona appunto, non un colore, ne un manifesto, ne un programma preconfezionato.
Credo che non sfugga a nessuno l'inasprirsi del conflitto sociale, che porta qualcuno ad arricchirsi senza misura, a volte solo per diritto di discendenza, per essere nato nella famiglia giusta, di quelle che contano perché socialmente ed economicamente influenti.
Qual'è allora il modo per distogliere l'attenzione da questo divario, che è enorme, è ingiusto e fa gridare e fa piangere, per l'ingiustizia che viene nascosta dietro i paraventi del liberismo, del progresso (che letteralmente significa andare avanti)?
'E semplice: addossare la responsabilità della condizione di povero, di emarginato, di disadattato a qualcuno.Quindi gli extracomunitari sono gli stranieri che rubano, saccheggiano, violentano...Noi italiani no, siamo tutti santi, vuoi mettere...
E allora dato che è colpa loro che stiamo così male, che non abbiamo lavoro, che siamo precari e lavoriamo 14 ore al giorno e alla fine c'è uno che ci infila nella tasca 500 euro e ci dice che siamo fortunati ad avere quel lavoro...meglio di niente.
E allora con chi me la prendo?
Non con la politica, neanche con i datori di lavoro disonesti e criminali che non applicano le leggi, che non rispettano le persone...No, me la prendo con i diversi, con gli stranieri.
E dato che non mi voglio sbagliare me la prendo con chi è visibilmente diverso, con chi ha la pelle nera per esempio, perché è sporco, ruba, spaccia eccetera..
Allora le parole pronunciate il 4 aprile 1968 da Martin Luther king oggi non mi sembrano affatto fuori dal mondo, il suo è un grido che oggi in Italia dovremmo tenere presente per non discriminare tra buoni e cattivi in base al colore della pelle o al passaporto.

Ecco un passaggio chiave del suo discorso:

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.


4 Commenti:

Blogger Marzia ha detto...

purtroppo anche io sono daccordo sul fatto che la storia ci abbia insegnato poco ahimè ....

Bravo Giorgio proprio un bel blog!

8 ottobre 2008 alle ore 11:06  
Anonymous Anonimo ha detto...

come era qll frase? un popolo che nn conosce la sua storia è condannato a riviverla? forse le parole nn sono proprio qll ma il concetto si... troppi x me mettono la testa sotto la sabbia, bevono tutto qll che gli passa la televisione e giornali finendo come scimmiette ammaestrate che reagiscono a comandi subliminali...
ho letto il post di Marzia, e credo che invece la storia ci insegna tanto, ci mette all'erta, ma forse x presunzione(capiamo di più dei nostri nonni o padri), forse x qualinquismo(bene io bene tutti o mal comune mezzo gaudio)preferiamo ignorare tutto questo, ci costa fatica pensare e ragionare con la nostra testa :-(
vabbè andiamo avanti.....
"chi nn ha il coraggio di lottare x le proprie idee o nn vale lui o nn valgono le idee".....
grazie x il filmato, ha più di 40 anni ma è sempre attiuale x qll che dice e x l'emozione che suscita....
grazie!!!!!!

8 ottobre 2008 alle ore 13:15  
Blogger Giorgio ha detto...

La storia insegna molto.A patto di conoscerla, e una volta conosciuta di non ignorarla volutamente. Impostare una campagna elettorale sulla paura dello straniero, o sulla lotta al terrorismo (come fece Bush all'indomani del disastro delle Torri Gemelle)significa manipolare la realtà per i propri interessi.
Credo che la verità a lungo andare venga fuori, e allora i castelli costruiti in aria crolleranno miseramente.Sono ben altre le cose che mi aspetto dalla politica, non certo farmi proteggere da fantasmi che essa stessa crea. Giorgio

8 ottobre 2008 alle ore 14:14  
Anonymous Anonimo ha detto...

Dal Corriere della Sera del 13.10.2008:
Cronache:
Marocchina 16enne picchiata dal branco sul bus: «Era in un posto per soli italiani.

VARESE - Il nome di Rosa Parks vi dice qualcosa? In Italia forse no, ma negli Stati Uniti tutti sanno chi era. Il 1° dicembre 1955 l'afro-americana Rosa Parks si rifiutò di alzarsi da un posto «riservato ai bianchi» su un autobus di Montgomery (Alabama). Fu la scintilla che diede il via alle manifestazioni antirazziste guidate da Martin Luther King. Ebbene, un episodio simile è avvenuto venerdì scorso (ma si è saputo solo domenica) a Varese, anche se per gli investigatori non ha una connotazione razzista.

POSTO NON SUO - Una ragazza marocchina di 16 anni è stata picchiata in un raid da alcuni suoi coetanei, almeno sette, tra i quali una o due ragazze. Il gruppo voleva «punirla» in quanto giovedì si era seduta su un autobus in un posto «non suo perché non italiana». Questa incredibile spiegazione, se vera, indica quanto sia allarmante l'episodio, denunciato dal padre della ragazza ai carabinieri. I quali hanno denunciato a piede libero con l'accusa di lesioni una delle ragazze del gruppo, una 15enne che vive nel Varesotto. Ma al momento, nonostante le «ragioni» del pestaggio, non vi è contestazione di aggravanti come le finalità di discriminazione razziale, perché in ambiente investigativo si tende a ritenere la violenza un episodio di bullismo fra adolescenti. La vittima, aggredita vicino alla stazione ferroviaria di Varese, è stata soccorsa dai volontari dei City Angels che operano nella zona ed è quindi stata portata al pronto soccorso per diverse contusioni. Il gruppo l'ha circondata per strada e pare che a picchiarla più pesantemente sia stata proprio una delle ragazze.

mi lascia molto perplesso l'episodio, ma soprattutto il tentativo di sminuirlo e farlo passare x bullismo.....

13 ottobre 2008 alle ore 14:31  

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