dinuovogiorno

“Si può ingannare qualcuno per molto tempo oppure molti per poco tempo ma non si possono ingannare molti per molto tempo”. Abraham Lincoln. Dopo lo squallore della politica nostrana (mediatico e non) e le stridenti contraddizioni di quella americana, dopo la notte il giorno verrà di nuovo...finalmente! Questo blog per la frequenza degli aggiornamenti non costituisce una testata giornalistica.Non può considerarsi assoggetabile alle norme per quest'ultime previste.

giovedì 26 febbraio 2009

Caccia alle streghe

Ma cosa sta succedendo In Italia?

Mi illudevo che alla fine lo spirito di accoglienza e di solidarietà non si sarebbe piegato facilmente alle logiche della politica-spazzatura.

Il pericolo rappresentato dal controllo dell'informazione lo conoscevamo molto bene, e non abbiamo fatto nulla per fermare la deriva populista e mediatica dell'uomo solo al comando (che però faceva comodo ai tanti mediocri che ora lo circondano).
E questi i risultati:
Soru la vittima illustre, ha lasciato la terra sarda ai nuovi "conquistadores" forzitalioti (che non a caso hanno annunciato di voler modificare subito il piano paesaggistico). Il patron di Tiscali ha perso terreno a causa di una campagna personale dell'attuale premier, che naturalmente ha usato tutta la potenza di fuoco mediatica (che non è poca cosa) a sua totale disposizione.
Poi la cacciata del valido Mentana.Voleva oscurare l'osceno Grande Fratello nel giorno della morte della povera Eluana... questo il motivo ufficiale, ma Enrico è uno che pensa, e nei regimi il pensiero è un lusso che non è tollerato volentieri. Il significato chiaro e senza possibili fraintendimenti è quello di dare una lezione, ad ogni costo, nonostante la grande professionalità di Mentana (persino le perverse logiche commerciali impallidiscono di fronte a quelle politiche).
Poi gli stranieri.La diabolica norma delle denunce dei clandestini da parte dei medici (per ora è una possibilità, ma da qui all'obbligo è un batter d'ali).
Che la caccia alle streghe non è una cosa proprio nuova, lo si sapeva. Però è un fenomeno che con le moderne democrazie contemporanee (che io però definirei oligarchie) acquista nuove e variopinte sembianze.
Si tinge di ridicolo, di assurdo.Soprattutto se a ideare l'oscena politica è una schiera di rappresentati di un popolo che fino a qualche decina d'anni fa emigrava in massa, prima in America (ma sembra che i flussi siano destinati a ricominciare) poi in Germania, poi ancora in Inghilterra.
Insomma per "risollevarci" il morale non ci resta che il nucleare (naturalmente quello più obsoleto e costoso), troppo lontano da Palazzo Chigi però...

giovedì 12 febbraio 2009

Bonolis: l'uomo da un milione di dollari

Perchè Sanremo è Sanremo! Ovvero un nome una garanzia. Ma di cosa? Non certo di qualità, di musica di ottimo livello. Quanto di pubblicità, con qualche ospite straniero pagato centinaia di migliaia di euro per farsi un soggiorno alla facciaccia nostra. Quello che pensa? gli si legge in faccia: ma questi italiani sono un pò coglioni...
Eh già amico mio, hai capito tutto.
Prendi Bonolis, per carità simpatico, ma insomma sembra che è il padreterno dei conduttori. Non ricordo che il compianto Corrado abbia avuto i suoi ingaggi, era molto più umile, faceva delle trasmissioni rispettabili con grande stile (La Corrida, il Pranzo è servito).
Adesso no, dobbiamo avere quello che urla, che strilla come un forsennato.Quello che lungi dall'essere un artista, ma deve vendere un prodotto che semplicemente non interessa a nessuno.
Primo, il solito Festival, caricatura autoreferenziale (come tutto in Italia) opaca e incerta di un vero trampolino di lancio per gli artisti e le loro canzoni. Poi di Se Stesso, che definire sopravvalutato è in fondo essere molto ma molto magnanimi.Ma si sa noi siamo un pò coglioni, almeno quel tanto che basta a persone non eccezionali di avere ingaggi miliardari. Questo è il nostro grande paese!

lunedì 2 febbraio 2009

Giuseppe Gatì il ragazzo che difendeva la sua terra

Mi segnala un amico, Giuseppe anche lui, siciliano anche lui, che la breve vita di Giuseppe Gatì si è spenta a causa di un incidente sul lavoro. Giuseppe Gatì era uno di noi, solo che a differenza nostra che misuriamo tutto (le parole, soprattuto di fronte ai potenti), che ci schieriamo spesso dalla parte più comoda, che scegliamo strade sempre in pendenza negativa, Giuseppe non aveva paura. Un siciliano che amava la sua bellissima terra, e che aveva scelto di difenderla dal malcostume e dalla mentalità reticente.
Era diventato famoso grazie alla rete, e ora è la rete stessa che grazie a Facebook lo celebra, il suo blog è ancora lì nel www (per chi vuole fargli una visita http://www.lamiaterraladifendo.it/?p=47) L'ironia della sorte è che forse ora farà ancora più rumore.
Grazie Giuseppe per la tua breve ma intensa testimonianza.
Riporto un articolo, tratto da affaritaliani.it:

Facebook saluta Giuseppe Gatì, il "difensore della sua terra"

Lunedí 02.02.2009 11:26


Giuseppe Gatì
Giuseppe Gatì è morto. Lo celebra la rete. Più di 3mila persone lo salutano per l'ultima volta sul gruppo Giuseppe Gatì sei tutti noi, più di 700 lo ricordano su Giuseppe Gatì....Per non dimenticare..., oltre 100 gridano Siamo tutti Giuseppe Gatì!. Eppure è uno sconosciuto. Un perfetto ignoto.

22 anni, siciliano, studente all'Università, è rimasto folgorato un pomeriggio di fine gennaio, a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento. Era a lavorare nel caseificio di proprietà del padre e inavvertitamente ha toccato un filo elettrico scoperto.

Proprio lui, che dal suo blog, aperto neanche un mese fa ("La mia terra la difendo"), lanciava le sue battaglie civili, invocava più diritti per tutti e si dichiarava "nato ad Agrigento, residente a Campobello di Licata e cittadino libero". Proprio lui è morto di lavoro, sul luogo di lavoro. Vivendo, fino ad allora, "per combattere il servilismo che ogni giorno di piu' avvolge il nostro Paese", scegliendo di rimanere in Sicilia, "di non andare via anche se vivere qui è duro, durissimo".

Minuto di statura, capelli scuri e occhi vivaci, diviene famoso il primo gennaio, quando Beppe Grillo gli dedica il primo post dell'anno, dal titolo "L'Italia rovesciata". Grillo racconta il gesto, eclatante, di Giuseppe. Un ragazzetto piccolo, con a stento un po' di barba sotto il mento, armato di telecamera, che d'un tratto si fa gigante e irrompe nel bel mezzo della presentazione di un libro cui è presente il sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi. Strattonato da un vigile, spintonato dai soliti in giacca e cravatta, guardato da una folla muta e sorpresa, Giuseppe inizia a urlare alla legalità: "Viva Caselli, viva il pool antimafia! Viva Caselli, viva il pool antimafia!". Una bestemmia, quasi. In seguito verrà allontanato dalla forza pubblica, sequestrato, portato in Questura e rinchiuso in una stanza. Ci rimarrà più di un'ora e mezza.

E' così, grazie a quel video che ben presto fa il giro della rete, che Gatì riceve l'onore delle cronache. Viene definito dallo stesso Grillo "un piccolo eroe, un fiore raro". Migliaia di persone arrivano sul suo blog. E poi i complimenti della cosidetta società civile, gli omaggi delle associazioni antimafia, i ringraziamenti di Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe, morto proprio lui per l'antimafia e contro la mafia.


Nel suo penultimo post, il 3 gennaio, Gatì giustifica la sua azione: "La contestazione è stata fatta in primis all'uomo Vittorio Sgarbi, a quello che ha fatto; lo avrei contestato qualsiasi fosse stato il suo schieramento. Per me, non c'è nessuna differenza tra Berlusconi e Veltroni, tra il Pd e il Pdl. Non mi riconosco affatto in questa attuale classe politica". Il che, s'intende, non significava affatto un abbandono all'apatia o uno scollamento dalla società: "Ho solo fatto il mio dovere di cittadino, informare chi stava li, di avere davanti un pregiudicato".

Fa un po' d'effetto vedere il suo blog ancora in rete, fermo all'ultimo post, datato 10 gennaio. Fa impressione leggere le sue parole, che si rifanno a quelle con cui Sciascia analizzò il carattere della sua terra. "La Sicilia è scomoda, ma viverla è possibile con orgoglio antico e altero".

E Giuseppe vive ancora, nella rete. Vive ricordato da Franco, che ammette di "essersi emozionato col suo coraggio"; vive abbracciato da Fausto, che ne saluta la famiglia; vive rievocato da Luna, che lo aizza a "urlare ancora, attraverso tutti noi: Viva Caselli, viva il pool antimafia"; ritorna a esistere nello sfogo di Berta Slow ("Nn si può morire a 20 anni...non si può...non è giusto...Cazzo!!!"). E soprattutto, vivono le nove parole che componevano il suo motto, diffuse sulle bacheche, negli status, tra le righe dei messaggi. Quella formula che ripeteva, puntualmente, alla fine di ogni discorso: "Questa è la mia terra e io la difendo".

di Francesco Oggiano

Mesothelioma Cancer
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